E' tempo di castagne.

Lavorazione delle castagne essiccate

Il metato (o seccatoio) è un piccolo edificio o locale, realizzato in pietra o mattoni, destinato alla essiccazione delle castagne. Tale denominazione è tipica dell'Appennino tosco-emiliano.

In altre aree esso viene denominato più semplicemente seccatoio  o con vari nomi locali, ad esempio cannicciaia (Appennino pratese) e canniccio, registrato per alcune zone collinari e montane situate attorno alla pianura

 

Nella parte inferiore del metato si mantiene acceso un debole fuoco di legna di castagno, o di carbone di legna, (la legna deve essere necessariamente di castagno, altrimenti le castagne prenderebbero un sapore diverso o addirittura sgradevole) che si lascia bruciare, senza fiamma, per circa 30/45 giorni; nella parte superiore si pone, sul graticcio, uno strato di castagne di circa 40/80 cm; una o due volte le castagne vengono rigirate per farle seccare in modo omogeneo: è una operazione molto delicata e laboriosa che deve essere svolta da persone esperte (un tempo veniva eseguita dai più anziani). Per togliere le castagne essiccate, prima viene tolta la brace e la cenere, poi si rimuovono le assicelle del graticcio, cosicché il prodotto può essere raccolto sul pavimento. In alternativa, si procede a spostare solamente alcune assicelle per togliere le castagne degli strati più bassi, che hanno già raggiunto il corretto grado di essiccazione; in questo caso, dopo aver ricomposto il graticcio, si fa un'altra carica e si attizza nuovamente il fuoco. Il grado di essiccazione si può verificare attraverso un semplice metodo: si tocca periodicamente l'architrave della porta di carico (quella del piano superiore), se è umida le castagne devono ancora seccare del tutto, quando è asciutta, si può procedere con un nuovo carico.

 

Ad essiccazione avvenuta, le castagne vengono separate dalla buccia attraverso appositi attrezzi. Questi ultimi possono essere di tipo manuale, come il cosiddetto pigione (Toscana) o frugone (Emilia), che consiste in un bastone provvisto ad una estremità di un rivestimento in lamiera metallica dentata; sopra la fascia di lamiera c'è un cavicchio di legno, che permette con il piede di pigiare le castagne all'interno di una bigoncia di legno. Un metodo comune è anche quello di mettere le castagne in un sacco di juta che poi viene sbattuto contro un ceppo. Un altro ancora prevede lo utilizzo della mèntola, una piccola tavola di legno con pendenza verso il bordo maggiore; il quale assieme ai due laterali è provvisto di listelli di bordatura affinché le castagne non scappino, in quanto bisogna far saltare i frutti essiccati entro i confini di questa tavola, cosicché le bucce (crusco) si stracchino dalla castagna. Una volta sbucciate, le castagne vengono portate al molino per produrre la farina dolce, oppure vengono lasciate intere e destinate alla commercializzazione per vari impieghi culinari

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